• Caro Due – seconda lettera.

    Devo scusarmi per l’attesa, ieri è stata per me una giornata più impegnativa del previsto. E stranamente non perché fosse il mio completanno.

    Edgar Allan Poe una volta “disse”:
    Quelli che sognano ad occhi aperti sono a conoscenza
    di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato.

    Ed è vero che a volte, un sonno senza sogni e uno scollegamento dal mondo reale, gioverebbe più di una costante presa di coscienza di tutto ció che ci circonda.
    Per molte persone la sensibilità e l’empatia non ti permettono quasi di arrivare a un quarto della giornata senza essere già stanchi. Emotivamente in autodistruzione e spesso con la voglia di spegnere tutte il flusso che scorre tra un passo e uno sguardo.

    Io, piuttosto che dormire, azzero ogni cosa con la musica.
    A volte cosi forte da fare quasi male.
    Tornando a lavoro, a casa, in un angolo oscuro durante la paura del lavoro.

    Ma, sarebbe bello infine non avere la percezione del mondo? Della propria esistenza? Cazzo si.

    Eppure io mi stancherei di più. Chiusa tutto ció che mi compone scalcia.
    Batte pugni, batte più forte contro la parete toracica.
    Nonostante tutto, vivere per quanto sia incredibilmente graffiante ed estenuante,
    sarà sempre più ristoratore e liberatorio di un sogno senza sogni.

    Ancora una volta, spero di aver potuto rispondere a qualcosa. Qualsiasi cosa sia.

    Cordiallmente,
    Nabba.

  • Caro Due,

    C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
    F.De André.

    Ho visto la tua email questa mattina, e da allora indugi nella mia mente. Mi chiedevo se e quale fosse la risposta adeguata o se davvero tu ne volessi una, forse no. O forse si.

    In questa giornata grigia, un po’ come il mio umore di questi tempi, avvale la tua frase molto più delle mie parole.

    Spero potrai tornare a lasciarmi citazioni. Così da crucciarmi ancora nelle risposte.

    Nabba.

  • Fungo e Cetriolo

    Una storia d’ortaggi e amore.

    Nel frigorifero della Nabba, abitavano diverse specie di cibi, ortaggi e mostri indicibili congelati ormai dal 1985. C’era, tra le varie e ormai dimenticate specie, anche prodotti ormai incollati dal ghiaccio al fondo, un ritrovo per i piu per non dimenticare mai la fine che potresti fare, una notte troppo distratto. Ghiacciato e mai piu usato, una fine indecorosa. E’ anche vero che, tra i bassifondi degli ortaggi e i piani alti della carne e formaggi, non scorreva mai buon olio o sale, c’era infatti da dire, che spesso il tutto finiva in rissa, finendo cosi come primo piatto e contorno. Eppure tra gli ortaggi nessun fungo viveva, perché loro erano esiliati nel loro piccolo mondo al lato del frigo, perenni amici delle uova e del formaggio grattugiato. Un cetriolo, un giorno, tra una bevuta con i pomodorini e una con la zucca, si addentrò un po’ troppo nei piani intermedi, e come fosse in un nuovo universo, li, a chiacchierare con le uova, intravide per la prima volta Fungo.

    Cetriolo ebbe la reazione piu imprevedibile anche per se stesso, mentre ancora sorseggiava, si strozzò con il bere e gli andò talmente di traverso che un rutto sonoro gli liberò cosi la gola. Il gran rumore fece sobbalzare le uova e Fungo incuriosito si avvicinò al bordo del ripiano per intravedere cosa stesse succedendo. Centriolo cercò di camuffarsi tra i contenitori, imbarazzato, senza però riuscirci e in maniera del tutto inaspettata, Fungo iniziò a ridere senza controllo. Seppur Cetriolo non era sicuro se stesse ridendo di lui o della situazione, gli arrivò per certo un colpo al cuore. Mai Cetriolo aveva udito risata piu dolce.

    Da quel giorno Cetriolo, non cessò una notte di sognare quella risata cosi disarmante per le tue scorze. Giacché al terzo di, pur sapendo di non aver speranze, tornò al piano intermedio per avvicinarsi al ripiano dove quell’unica volta, era stato folgorato. Quel giorno Cetriolo nessuno vide, ma per far si che potesse sapere che il suo pensiero non lo aveva abbandonato, scrisse Burp su una delle pareti dei contenitori e andò via chiedendosi se non fosse ormai tardi.
    Pur sempre vero, che destino non era, un cetriolo e un fungo mai si sarebbero ritrovati in un piatto condito uniti, e molto probabilmente non c’era storia o ricetta da poter costruire. Cetriolo ci ragionò su e sapeva che entro pochi giorni tutti avrebbero fatto la stessa fine, cosi prese coraggio, e poco piu tardi, tornò a cercarlo. Aveva deciso che glielo avrebbe detto. Seppur facendo la figura di un pomodo.

    Di nuovo Fungo non c’era ma passando vide due uova sorridere, indicarono il soffitto del loro ripiano e gli fecero segno di stendersi per guardare. Notò cosi una scritta, indicava un orario. Da li a un’ora finalmente avrebbe potuto di nuovo vedere quella fiamma ardente di cui neanche una padella sarebbe sopravvissuta senza bruciare. Sapendo mancasse ancora un’ora, Cetriolo corse via per potersi far aiutare da Sedano e Cipolla a dare aroma alla sua essenza.

    Finalmente, con un anello di cipolla alle spalle, Cetriolo, puntuale, si apprestò a raggiungere Fungo, che alla sua vista, rise ancora, seppur con un tono a cui non avrebbe potuto resistere neanche il dio delle patate. I due restarono al bordo di quel mondo diviso, a guardarsi e a sorridere. Tutto di loro era diverso, incompatibile e insensato, eppure Cetriolo sapeva, che se la sua vita doveva finire, l’ultimo istante da condividere avrebbe voluto fosse con Fungo. Nessuno avrebbe potuto abbracciare la sua esistenza come poteva fare solo il suo sguardo, che lo rendeva nudo e a semini scoperti.

    Fungo guardava Cetriolo incantato, aveva si visto l’anello di cipolla alle sue spalle, e quello sguardo palesemente da verdura lessa, che scavava in ogni sua fibra fungosa, lo smuoveva fino alle radici di un antico mondo, fatto di natura e libertà. Si chiedeva se, in caso il destino fosse poi stato meno crudele di ciò che li attendeva, avrebbero potuto amarsi, scoprirsi e tra fibre e semini creare il loro piccolo ortomondo. Avrebbe potuto mai confessare, a una cosi distante verdura, quel desiderio sconnesso di avere ogni sua parte, ogni suo sguardo, ogni suo seme, sapore e odore? Avrebbe potuto mai spiegare, senza prove e con una distanza tanto grave, quanto il suo cuore di fibra, stesse chiedendo pace per quel cosi folle trasporto nei confronti di un Cetriolo dei bassifondi ancora a lui sconosciuto? E quanto quel sentimento che si coltivava nei suoi pensieri, avesse reso imprevedibile il suo mondo. Mai avrebbe pensato di poter anche solo amare qualcuno senza prima averlo potuto toccare, sfiorare o avere. Che avrebbe desiderato, cosi follemente, un cosi distante ortaggio, completamente al di fuori dei suoi gusti e delle sue idee. Un ortaggio che non aveva niente di ciò che aveva sempre pensato fosse ciò che voleva. E adesso Cetriolo era li.
    Lo voleva quasi come un dissennato.
    Fungo voleva e non era in grado di accettarlo.

    Seppur rifiutando Cetriolo, i due si misero ancora d’accordo nel vedersi nei giorni a seguire, non bene si capiva, se per insistenza di Cetriolo o controsensi di Fungo, passarono piu tempo insieme di quanto i due avessero inizialmente immaginato. Parlando, per lo piu, si attardavano nella notte, ai bordi di un frigo che seppur chiuso li rendeva irraggiungibili. Cetriolo si beava della voce del Fungo e Fungo della presenza e delle emozioni sotto fibra che ancora negava. Alcune volte Fungo salutava e scappava, altre, restava li, in silenzio con Cetriolo che a sua volta, ne cercava conversazione. La presenza beava il loro silenzio, mentre tutto il frigomondo dormiva, in attesa di uno spuntino della mezzanotte o del pranzo del giorno dopo.

    Infine un giorno, Fungo, ancor prima di Cetriolo, fu preso per preparare la cena. Poco prima, Cetriolo aveva ancora palesato il suo profondo interesse nei confronti di Fungo, giacché anche quel giorno, avevano deciso di passare insieme la notte. Centriolo non capiva perché mai Fungo fossi cosi testardo da continuare a dirgli di no, nonostante ciò che tra loro era tacito e palese. Finché quest’ultimo non sbottò un po’ come fosse un fungo in scatola dicendo che lui aveva altri gusti e ciò che voleva non poteva essere Cetriolo. Fungo doveva stare con un Fungo, cosi dovevano essere le cose. Cosi se le era immaginate e non avrebbe permesso a una cosa folle di fargli del male. Fungo era terrorizzato e nulla volveva saperne. Cosi, Cetriolo, si avviò nei bassifondi senza voltare le spalle, avrebbe accettato le sue paure e abbandonato la guerra per il suo bene.

    Se non fosse stato che, appena prima di sparire nell’ultimo piano, senti Fungo gridare il suo nome. Preso alla sprovvista, Ceriolo si lanciò fuori dal frigo.
    Cadde con un tonfo e venne raccolto dalla sua padrona.
    “Signor Piero, ma noi abbiamo un cetriolo” disse.
    Non capendo bene cosa stesse accadendo, accanto a Fungo sulla tavola venne appoggiato. E nella piu improbabile delle notti, appoggiati l’uno all’altro, attesero la fine.

    Insieme.

  • Casa NABBA 1.3

    Partiamo da ieri notte.

    Nabba va a dormire, alle 2 si sveglia causa gatti e decide di andare al bagno, quel piccolo stimolo che ti disturba dentro. In bagno c’era il signor Piero e Nabba decide di aspettare, in piedi, al buio. Riflettendo se forse dovrebbe avvisarlo o scrivergli per sapere qualora ci volesse molto. Ma nabba aveva troppo sonno per tornare indietro e lanciarsi per prendere il telefono sul letto perchè era convinta sarebbe svenuta di nuovo. Così, decidendo di fare un passo avanti per chiamare Piero, Piero esce dal bagno e ovviamente, PRENDE IPER PAURA. Il mio sadismo e la situazione mi hanno svegliato per completo. Ci ho messo poi un sacco a tornare morta tra le braccia si Morfeoh.

    [Durante la scrittura e condivisione del testo al Signor Piero ha pure ammesso che mi ha sentito uscire e si è spaventato lo stesso]

    A proposito di sadismo, come vi avevo accennato, abbiamo la perla della settimana scorsa:

    Il signor Piero è andato dal dentista. Anestetizzato, torna a casa che Nabba vuole vederlo soffrire. Da bravo masochista, gli da anche consigli su come torturarlo.

    E prima di lasciarvi una foto della nostra ultima partita a Ramino ieri sera, dove a tratti i gatti salgano e scendono scombinando un po’ anche il cazzo che gli pare.

    Dopo il famoso racconto del rasoio posseduto, vi racconterò il primo approccio della Nabba al Signor Piero:
    FU all’epoca, un DM, di forumcommunity. LA VECCHIAIA.

    Il mio approccio all’epoca è stato qualcosa tipo “Ehi visto che floddi tanto quanto me e nei miei stessi orari, ti va di cazzeggiare in chiamata su skype?”
    Sono quasi certa di non averla scritta esattamente così, ma l’intenzione era esattamente quella, considerate che all’epoca causa malanni vari non frequentavo la scuola e avevo EVIDENTEMENTE troppo tempo libero.

    La risposta di Piero è stata completamente eloquete “non ho il microfono”.

    Peccato che, non stava parlando con una persona qualsiasi, ma con la Nabba che all’epoca era nel suo fiore del sadismo e del tirannico, oltre che non ho mai capito MA MAI NELLA VITA, le persone, quindi piuttosto che risponde “ah ok fa niente”, Nabba risposte “COMPRALO”.

    Piero nel suo tempo, sperò semplicemente che mi dimenticassi di lui.
    E invece andai a cagargli il cazzo poco tempo dopo.

    E tra l’altro, la prima chiamata che avemmo, mia zia entrò in camera dicendo, non ricordo bene cosa, ma accennando alla mia completa nudità in camera.

    Probabilmente mi aveva chiesto di vestirmi. Da li è iniziato un susseguirsi di plagiamento mentale con conseguente convivenza al giorno d’oggi.

    In memoria del Piero dell’epoca.

    LaNabba

  • AL GUINZAGLIO


    ATTENZIONE PROBABILI SPOILER


    Ben sei giorni fa, un Fritto trovó uno stronziforme, che vegliava, cosi servile e cazzonante, alle vagine di scheletri, sue eterne spose nel regno dei morti.

    Lo uccise, seppur avesse un compito così duro, per poter ancora una volta viaggiare e vivere. Lo stronziforme, un drago che c’ha creduto di più cit.,
    lasciando al fritto, giusto seme per le sue vagine, D’ORO.

    E, prima di andare via, ci siamo infilati nel naso di un coso cososo
    anche chiamato jabba the hutt, nella grotta vaginosa.

    Per poi finire, in una seconda puntata, a fare tapirulan con un cavaliere esule.

    E trovare un altrettanto accessorio, facente parte delle stranezze di questo mondo immensamente vasto, che lo farà mimetizzare diventato un muro con finestra di legno palesemnte provenite dal mondo di PalWord, senza vetro. Probabilmente perché non è stato ancora sbloccato:

    Non da disdegnare però la location da grande cattivo sanguinario e cannibalario molto ben tinteggiato con braccia appese come fosseo lanterne di fuochi fatui a indicarti la via smarrita insieme a un suadente quadro, di probabili orchidee in fiore, che tinteggia, di un rassicurante rosso sangue, tutta la ombreggiante partita:

    Finendo così, per scappare via urlando e piangendo di tanta barbaria vista e incontrare, dopo lune e soli, visti di morte improvvise, distratte e cadute improbabili, al siore dei siori: il possente Godrick Grifondoro.

    Il signor Fritto, lottatore professionista, con morti sottovalutate e in ambienti larghi, stretti e alti, fin al mattino, consapevole di poter vincere e ammucchiarlo, finorà per scoprire che, la spada di Grifondoro non è altro che la testa di un drago decapitato. Ultima resistenza di una poco nobile caduta, sopratutto se per mano del Fritto che poco sa giocare ma a 31anni ha saputo arrivare.

    Batterlo infino difficoltoso fu ma non impossibile e con tanti auguri al Fritto e il ricordo di questa sera in live, finiremo con nonchalance con il riecheggio della voce del fritto, che dolcemente dice:
    “Anche due fettine di culo vanno bene”.

    Stasera ore 23! Magari forse anche 22.30!
    Cordialmente,
    LaNabba

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